Lo palio dello montedaino

Riceviamo e pubblichiamo con estremo piacere questo racconto in “lingua” di Andrea Malcisi di Urbino.

“c’erano musici quando varcammo la soglia dello levatoio, un frullore di venire di festa, di mercato, di molto cibo et vino. andavano le bestie nei vicoli e li bifolchi non avevano fare contento, si miravano l’uno contro l’altro schifando colli sguardi le vacche et pecore et altri animali che in gran numero erano stati portati allo montedaino per lo palio.

v’erano mastri artigiani, madonne di ogni costumanza, schiavi et padroni, armati, contadini et stranieri, jenti delli lochi prossimi et jenti delli lochi distanti, stemmi mai veduti et cavalli di cavalieri di parvenza benigna et non, corporati dentro armature sbaluginifiche.

noi miserrimi, da roccabrulla avevamo condotto una scrofa et qualche maialetto, oche et galline, et li poveri lavori che nel lungo inverno avevamo preparato: ciotole et cucchiai di legno, tessuti per li sacchi, cappelli per lo freddo.

per lo palio, lo montedaino si empieva di urli et griti et il bagordo che ne veniva si spegneva solo nella notte fonda, lo vino andava in rivoli et in ogni hora li fuochi per le carni et le zuppe ardevano, jenti dello nord cuocevano lo pane in strani forni nello mezzo della strada et in ogni cantuccio stava un’anima che vendeva qualcosa.

trovammo da sistemarci allo termine di uno vicolo istretto dove ci sembrava dovessero passare lo piů gran numero delle jenti che di molte molte se ne attendeva, stendemmo le nostre mercanzie et pagata la gabella allo riscossore incominciammo a mercatare.

girava voce che li duchi stessi avessero da intervenire per lo torneo dello palio et siccome lo monte dello montedaino s’alza garrulo nel mezzo di tre ducati si dicea che tutti li tre duchi avessero da venire.

hora io sono bifolco et ignorante et di iccose di duchi et re et regni preferisco tacere, ma certo tre duchi et duchesse et cavalieri et baldraccamenti tutti in un solo piccolo borgo č cosa che non tutti li jorni si puote mirare.

era molto che si andavano narrando di guerre a venire, li predicatori dicevano dell’apocalisse ne distinguevano li segni ne mettevano in guardia le jenti: “un tempo di vizi et peccati et heretici il Signore nostro lo punirŕ” et per dare l’exemplo di come havessimo da salvarci dalli nostri peccati immondi essi si atterrivano et fustigavano, digiunavano et si mortificavano, pregando et pregando per havere la gratia del Signore nostro.”

Ringraziamo Andrea per il suo racconto ed invitiamo anche altri amici a fare altrettanto.

ProLoco Mondaino